Intolleranza al glutine: cosa poter mangiare e cosa evitare

L’intolleranza al glutine produce gli stessi sintomi, anche se in forma più lieve, della celiachia. La buona notizia è che questa intolleranza non produce danni per l’intestino, quella meno bella è che i fastidi derivanti dall’intolleranza al glutine sono comunque non trascurabili, tanto da richiedere un intervento di un medico specialista.
Ma com’è possibile riconoscere questa intolleranza? Quali sono i sintomi e gli esami che permettono di diagnosticarla? Come si può curare? Cerchiamo di rispondere a queste domande.

Come riconoscere l’intolleranza al glutine

I sintomi dell’intolleranza al glutine, come abbiamo già detto, anche se più lievi sono molto simili a quelli della celiachia. Dunque i primi segnali si manifestano subito dopo avere mangiato alimenti che contengono glutine. I sintomi dell’intolleranza al glutine più frequenti sono: gonfiore addominale, crampi allo stomaco, mal di testa, dissenteria e sonnolenza.

Al contrario della celiachia, la cui presenza può essere certificata attraverso l’esecuzione di esami del sangue o il prelievo e l’analisi in laboratorio di un campione di mucosa dell’intestino, l’intolleranza al glutine non è riscontrabile attraverso esami del sangue perché non sono ancora stati isolati i marcatori specifici che permettano di fare una diagnosi precisa. Dunque non esistono degli specifici test per l’intolleranza al glutine. Nemmeno la parete dell’intestino può essere d’aiuto, dal momento che con l’intolleranza non viene intaccata in nessun modo e appare così inalterata.
Senza un test per l’intolleranza al glutine ci si può basare solo sulle reazioni del proprio corpo in seguito all’assunzione di alimenti contenenti glutine.

Come curare la sensibilità al glutine

Ai fini della diagnosi e della cura, è importante non confondere i sintomi dell’intolleranza al glutine con quelli della sindrome del colon irritabile, dal momento che sono molto simili tra loro.
L’unico metodo per riuscire ad alleviare i sintomi dell’intolleranza al glutine è osservare una dieta in cui questo elemento non sia presente. Ovviamente, come sempre, ma soprattutto in questo caso, è meglio non fare da sé, ma ricorrere all’aiuto di uno specialista, cercando di spiegare bene la situazione.
In questo caso, solitamente il medico dispone l’eliminazione del glutine dalla dieta per un periodo di almeno due mesi. Al termine di questo periodo valuta la situazione e decide se sia il caso di interrompere la cura o, nel caso in cui l’intolleranza sia ancora presente, di protrarla nel tempo.

Cosa mangiare con l’intolleranza al glutine

Anche se, come abbiamo detto, è bene rivolgersi ad uno specialista per avere la conferma di cosa mangiare con l’intolleranza al glutine, possiamo comunque vedere che a fronte di tanti alimenti che è bene evitare, ce ne sono altrettanti che è possibile mangiare senza problemi dal momento che non contengono glutine e, nel loro processo di lavorazione, c’è un rischio di contaminazione pari a zero. Stiamo parlando in particolare di:

  • Riso: questo non solo è nutriente e buono, ma ovviamente, è privo di glutine. Puoi dare quindi libero sfogo alla tua creatività con tanti risotti;
  • Carne: la carne è fonte principale di proteine nobili ed amminoacidi essenziali per il corretto funzionamento del nostro organismo. E’ importante comunque fare attenzione all’eccessiva assunzione di carne rossa, dal momento che questa è ricca si colesterolo. Dunque, assumetela con cautela e soprattutto diversificate con la carne bianca
  • Patate: queste rappresentano la base dell’alimentazione di molti Paesi del Nord Europa nonostante sia stata importata dal Sud America. Nonostante il loro indice glicemico molto elevato (per il quale si consiglia di non superare il consumo di 4 patate grandi a settimana), sono un concentrato di nutrienti davvero interessante: fonte di fibre, proteine, ricche di vitamina C e potassio ed elevano facilmente il senso di sazietà
  • Legumi: questi rappresentano un vero e proprio “porto sicuro” per chi soffre di intolleranze al glutine, ma anche per chi segue una dieta vegetariana dato che apportano una notevole quantità di proteine e amminoacidi. Ceci, fagioli, lenticchie, fave, piselli: non solo grandi apportatori di proteine, ma anche di molti sali minerali come calcio, fosforo, magnesio e molto altro
  • Mais: il mais e la polenta sono tra gli alimenti più antichi del mondo e largamente diffuso nel nord Italia, ma anche in alcuni Paesi dell’est europeo. Oltre che per la sua bontà, si fa lodare anche per le sue interessanti doti nutritive. È infatti ricca di amidi e carboidrati, di vitamine dei gruppi A e B e apporta una buona quantità di sali minerali come calcio, potassio, fosforo, magnesio e sodio.

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