Qual è l’impatto ambientale di un etto di carne bovina rispetto alla stessa quantità di tofu? Un team dell’Università di Oxford ha provato a rispondere a questa domanda: dipende da quale carne e del tipo di soia.
Infatti, questo studio ha raccolto informazioni su circa 40mila aziende agricole, 1.600 impianti di lavorazione, tipi di imballaggi e rivenditori in modo tale da stimare l’impatto ambientale di 40 tra i principali alimenti in base alle pratiche di produzione e all’area geografica. Sempre in base a questa ricerca è venuto fuori che uno stesso prodotto alimentare può avere un impatto ambientale molto diverso a seconda delle caratteristiche della sua filiera.
Prendiamo come riferimento la carne bovina. A fare la differenza sono soprattutto i produttori: quelli a impatto più alto possono arrivare ad emettere 105 chilogrammi equivalenti di anidride carbonica ed ad utilizzare 370 metri quadrati di terreno per 100 grammi di proteine, ovvero rispettivamente 12 e 50 volte di più dei produttori a basso impatto. Questi ultimi, a loro volta, utilizzano 36 volte più terreno e producono 6 volte più emissioni di un’azienda che coltiva piselli.
Contrariamente a quanto possiamo essere portati a pensare, l’acquacoltura può emettere invece più metano e gas serra per chilo di peso vivo rispetto a un allevamento bovino.
Queste le parole dell’autore di questo studio, Joseph Poore: “Due prodotti che sembrano gli stessi sugli scaffali dei negozi possono invece avere impatti molto diversi sul pianeta: oggi, però, quando scegliamo cosa mangiare non possiamo esserne a conoscenza, anche perchè questa variabilità non è pienamente riconosciuta nelle strategie e nelle politiche volte a ridurre l’impatto delle aziende agricole. La produzione alimentare crea enormi oneri ambientali, che però non sono una conseguenza necessaria dei nostri bisogni, ma possono essere ridotti in modo significativo modificando il modo in cui produciamo e ciò che consumiamo”.
Dunque, la miglior soluzione per ridurre l’impatto ambientale della nostra industria alimentare, sarebbe quello di cambiare dieta. Secondo alcuni calcoli, se tutti iniziassimo ad adottare una dieta a base di vegetali ridurremmo le emissioni fino al 73% a seconda dell’area geografica di residenza. Inoltre, il terreno destinato ad un uso agricolo sul pianeta si ridurrebbe di circa 3,1 miliardi di ettari (76%), diminuendo la pressione sulle foreste e gli altri ecosistemi naturali.
I ricercatori propongono, comunque, anche alternative a questa soluzione che potrebbe sembrare troppo drastica. Ad esempio, suggeriscono di ridurre il consumo di prodotti animali del 50%, evitando i produttori ad impatto più elevato. Questo potrebbe aiutare a far diminuire le emissioni di gas serra del 73%. Invece, la riduzione del 20% del consumo di oli, alcol, zucchero e stimolanti (evitando sempre i produttori ad alto impatto) diminuirebbe le emissioni di gas serra di questi prodotti del 43%.